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01 ottobre 2017

Miti e Leggende post-moderne sui dinosauri Mesozoici: La Devozione verso La Sacra Immagine della Nostra Signora Madonna dei Dinosauri

(c) D. Henderson
Niente si radica nelle nostre menti quanto una visione che conferma le nostre convinzioni più viscerali. E niente è più viscerale in noi mammiferi quanto l'amore per la nostra mamma. Pertanto, quanto deve essere potente e inossidabile nella mente di quei mammiferi che si appassionano allo studio dei dinosauri l'idea che anche i dinosauri avessero delle "buone mamme"? Sospetto che sia così potente da essere immune anche alla contro-prova dei fatti.

Con questa provocatoria (ma non tanto esagerata) premessa, oggi parlo di uno dei più iconici tra i dinosauri degli anni '80, uno di quei taxa marchiati inesorabilmente su una specifica iconografia paleoartistica, iconografia che ha così profondamente incanalato la nostra visione recente dei dinosauri che, ne sono sicuro, le mie parole non appariranno come una analisi critica fondata su dati paleontologici, ma come una ingiuriosa blasfemia iconoclastica.
Parlo di Maiasaura, un hadrosauride soggetto ad una curiosa forma laica di devozione, il dinosauro la cui rappresentazione iconografica sta alla paleontologia dei vertebrati come la iconografia mariana sta al cattolicesimo.

Tutto ha inizio con Horner e Makela (1979), che descrivono l'associazione fossile di numerosi resti di 11 individui giovanili di Hadrosauridae e frammenti di guscio, tutti all'interno di una cavità riempita di sedimento fangoso. I resti non sono associati ad individui adulti, tuttavia scheletri di hadrosauridae più maturi vengono rinvenuti nella medesima località. Le caratteristiche condivise tra esemplari giovanili e l'adulto attestano la conspecificità, e viene istituito Maiasaura peeblesorum.
Horner e Makela (1979) interpretano questa associazione fossile come un nido. Gli autori notano che gli scheletri, pur essendo molto giovani, hanno caratteristiche che permettevano a questi individui di muoversi autonomamente, tra cui una relativa ossificazione delle articolazioni e usura dei denti. Pertanto, Horner e Makela (1979) riconoscono che gli individui sono comunque in grado di muoversi e nutrirsi: questa è pertanto prole ad un livello di "precocità" superiore alla prole inetta. Successivamente, Horner cambierà interpretazione, proponendo uno scenario più radicale, con prole inetta.
Inizialmente, però, Horner e Makela (1979) si chiedono per quale motivo gli esemplari - pur essendo in grado di muoversi - siano tutti comunque confinati nel "nido". Da questa domanda, nasce l'idea che i giovani di Maiasaura tornassero periodicamente al nido, e che fossero nutriti e protetti dai genitori. Da qui alla iconografia di Maiasaura che costruisce nidi, cura le uova, cura i pulcini e passa tutta la vita a fare la brava mamma, il passo è breve.

Tuttavia, l'intera scena si basa su una sola ipotesi, non confermata dai fatti: che i giovani Maiasaura avessere bisogno delle cure dei genitori per nutrirsi, e quindi restassero nel nido per essere sfamati. Eppure, non ci sono prove dirette di associazione tra esemplari giovanili e adulti di Maiasaura. L'unico dato certo è che i giovani Maiasaura erano gregari, e che tendevano a restare assieme a individui della stessa dimensione (ed età, probabilmente i fratelli di nidiata). Il fatto che gli individui siano aggregati in una medesima struttura deposizionale, ci dice che morirono assieme, ma non ci dice se ci fosse un genitore associato a loro. Dato che mortalità di massa in dinosauri giovani è stata documentata in vari contesti e taxa, ed in tutti i casi è stato interpretato come una prova di una aggregazione tra esemplari giovanili (Varricchio et al. 2008), essa non è una prova necessaria o sufficiente di cure parentali con prole inetta. Quindi, non ci sono motivi per ritenere Maiasaura "diverso" dagli altri dinosauri sulla base di una aggregazione tra individui giovani.
Faccio notare che anche qualora fosse scoperta una associazione fossile tra adulti e giovani, questo non implica una prole inetta: coccodrilli, struzzi e polli possono essere rinvenuti assieme agli adulti, ma sono comunque tutti animali con prole precoce. La sola associazione tra giovani e adulti quindi non implica necessariamente cure parentali intense o prole inetta. Difatti, nulla vieta che i membri della medesima nidiata usassero il nido come "tana" o "rifugio" per qualche tempo dopo la schiusa: dopo tutto, esso era probabilmente un luogo relativamente protetto dove passare la prima fase della vita. I "nidi" di Horner quindi potrebbero semplicemente essere una aggregazione di giovani che foraggiavano autonomamente nei pressi del nido per qualche tempo dopo la schiusa, e che usavano il nido stesso come tana. Ciò non implica una partecipazione del genitore (molto più grande del nido stesso) nella tana/rifugio.

Horner (1982) ed Horner e Weishampel (1988) descrivono ulteriori livelli stratigrafici contenenti nidi di hadrosauridi e di un altro ornitopode di grado "hypsilophodontide". Studi successivi dimostreranno che il secondo taxon non è un hypsilophodontide ma un theropode troodontide (Horner e Weishampel 1996). Tuttavia, anche in questi casi, non ci sono prove che i giovani ricevessero cure dirette da parte degli adulti: abbiamo solo prove che gli individui da giovani tendessero a restare con i fratelli, spesso in prossimità del sito di nidificazione. Tutto ciò non implica né richiede cure parentali. Gli autori riconoscono che il secondo taxon (il troodontide) è interpretabile come precoce, mentre per Maisaura ritengono che le ossificazioni distali delle ossa degli arti siano non completamente sviluppate, e che ciò implichi una inettitudine locomotoria, la quale quindi richiedesse cure parentali per la sopravvivenza dei giovani.
Geist e Jones (1996) osservano che l'assenza di ossificazioni in Maiasaura si limita alle estremità cartilaginee delle ossa lunghe, mentre il resto dello scheletro è pienamente ossificato, e che ciò quindi non può essere un argomento per una condizione inetta. Horner (2000) riconosce la validità di questa osservazione, e si focalizzano quindi sulla istologia delle ossa per determinare eventuali differenze tra neonati inetti e precoci.
La questione sullo stato inetto di Maiasaura quindi si riduce fondamentalmente ad un dato istologico, il tipo e grado di ossificazione delle estremità (epifisi) delle ossa degli arti. Horner (2000) quindi confronta l'istologia delle epifisi delle ossa degli arti in Maiasaura e Troodon e conclude che le differenze istologiche tra i due taxa (spessa capsula di cartilagine calcificata in Maiasaura, più sottile capsula distalmente all'osso in Troodon) indichino una ridotta mobilità in Maiasaura. Di conseguenza Horner (2000) conclude che Maiasaura rientra nello stadio "semi-inetto" degli uccelli odierni mentre Troodon sarebbe precoce, secondo la classificazione di Stark e Ricklefs (1998).

Tuttavia, Stark e Ricklefs (1998) producono una classificazione dello stato di inettitudine degli uccelli basato su criteri non applicabili o non-controllabili in Maiasaura:

1- presenza di piumaggio alla nascita: questo non controllabile in Maiasaura. Quindi: incerto.
2- attività locomotoria generica (ovvero, possibilità di muovere qualche parte del corpo): questo è verificato in Maiasaura, che ha la maggioranza delle articolazioni e delle inserzioni muscolari sviluppate alla nascita. Quindi: presente. Ciò smentisce le forme estreme di prole inetta.
3- attività motoria (ovvero, saper camminare). Questo è il parametro che Horner (2000) considera assente in Maiasaura, in base alla istologia delle epifisi. Vedere il mio commento sotto, in merito.
4- tendenza a seguire i genitori. Questo non è verificabile nei fossili: come scritto sopra, non abbiamo prove dirette di interazione coi genitori. Quindi: incerto.
5- cercare il cibo e nutrirsi autonomamente. Questo carattere non è verificabile in un fossile. Quindi: incerto.
6- avere i giovani nutriti dai genitori. Questo carattere non è verificabile in un fossile. Nello specifico, il solo fatto che i denti di giovane Maiasaura siano usurati non ci dice nulla su come si sia procurato il cibo. Quindi: incerto.
7- Occhi chiusi alla nascita. Questo carattere non è verificabile in un fossile. Quindi: incerto.

Pertanto, Maiasaura ha sicuramente la condizione 2 (che smentisce la condizione inetta estrema), è ignoto se abbia o no le condizioni 1, 4, 5, 6, 7, e potrebbe non avere la condizione 3. Di conseguenza, tutto l'argomento di Horner (2000) si riduce al fattore 3, all'interpretazione se le epifisi delle ossa lunghe nei giovani Maiasaura fossero in grado di svolgere attività locomotoria.
Secondo Horner, la presenza di una estesa capsula cartilaginea nelle epifisi di Maiasaura precluderebbe una attività locomotoria.

Eppure, altri fossili di dinosauro, a stadi di crescita ben più avanzato dei giovani Maiasaura, mostrano una estesa capsula cartilaginea a livello delle epifisi. Ad esempio, l'olotipo di Mahakala è un piccolo dromaeosauridae morto ad almeno due anni di vita (Turner et al. 2007). Tutte le epifisi degli arti anteriori e l'articolazione distale del femore e quella prossimale della tibia in questo fossile non sono ossificate. Il resto dello scheletro è perfettamente ossificato, e la mancanza di ossificazione nelle epifisi indica che l'animale aveva delle capsule cartilaginee al momento della morte. Questo pattern ricorda i giovani Maiasaura. Seguendo l'argomentazione di Horner (2000), l'olotipo di Mahakala dovrebbe quindi essere stato inetto al momento della morte. Tuttavia, dato che l'animale è un subadulto, come indicato dall'istologia delle ossa, è altamente molto improbabile che avesse passato due anni fermo nel proprio nido, dove avrebbe passato inetto due anni di stadio giovanile e almeno l'inizio dello stadio subadulto, alimentato dai genitori. Nessun animale passa 2 anni fermo dentro il nido.
Ovvero, la presenza di capsule cartilaginee nelle estremità delle ossa degli arti di dinosauri di dimensioni medio-piccole (come giovani Maiasaura e subadulti di dromaeosauridi) non è una prova che questi animali fossero inetti.

Pertanto, l'intera ipotesi che Maiasaura fosse dotato di prove inetta (o semi-inetta, come alla fine conclude Horner 2000) si basa su un singolo dato, la presenza di capsule cartilaginee, il quale non è un vincolo alla locomozione in dinosauri di piccole dimensioni.
Dato che nessuno dei criteri di Stark e Ricklefs (1998) per la prole inetta (o semi-inetta) è soddisfatto in modo inequivocabile in Maiasaura (o in altri dinosauri), l'ipotesi più parsimoniosa è che questi dinosauri fossero precoci, come tutti gli altri archosauri non-aviani.

L'intera iconografia della "Buona Mamma" (che deve portare cibo ai piccoli inetti nel nido) si basa quindi su una interpretazione non-univoca di un singolo fattore istologico che non è vincolante ad uno stato inetto nei giovanissimi, dato che si osserva anche in animali subadulti.
Il mito iconografico crolla, e non per colpa di capsule cartilaginee...

Bibliografia:
Geist NR, Jones TD. 1996. Juvenile skeletal structure and the reproductive habits of dinosaurs. Science 272:712–14.
Horner JR, Makela R. 1979. Nest of juveniles provides evidence of family structure among dinosaurs. Nature 282:296–98
Horner, J. R. 1982. Evidence of colonial nesting and ‘site fidelity’ among ornithischian dinosaurs. Nature 297:675–676.
Horner, J. R. 2000. Dinosaur reproduction and parenting. Annual Review of Earth and Planetary Sciences 28:19–45.
Horner JR, Weishampel DB. 1988. A comparative embryological study of two ornithischian dinosaurs. Nature 332:256–57
Horner JR, Weishampel DB. 1996. Correction to: A comparative embryological study of
two ornithischian dinosaurs. Nature 383:103.
Starck JM, Ricklefs RE, eds. 1998a. Avian Growth and Development, Evolution within the Altricial-Precocial Spectrum. New York: Oxford Univ. Press. 441 pp
Turner, A.H., D. Pol, J.A. Clarke, G.M. Erickson, and M.A. Norell. 2007. A basal dromaeosaurid and size evolution preceding avian flight. Science 317: 1378–1381.
Varricchio, D.J., Sereno, P.C., Zhao, X., Tan, L., Wilson, J.A., and Lyon, G.H. 2008. Mud−trapped herd captures evidence of distinctive dinosaur sociality. Acta Palaeontologica Polonica 53 (4): 567–578.


6 commenti:

  1. Hai risolto un dubbio che mi attanagliava da sempre e una bibliografia esaustiva era proprio quello che mi serviva! La leggerò avidamente, grazie!

    Giuseppe Mennella

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  2. Complimenti Andrea, ottima argomentazione. A proposito di miti e leggende post-moderni, mi vengono in mente altre tre famose iconografie da smontare:

    - le raffigurazioni di Ornitholestes col naso "cornuto";

    - l'iconografia del branco di ceratopsidi disposti in "cerchio di difesa" (icona probabilmente iniziata con questa storica ricostruzione di Jay Matternes http://1.bp.blogspot.com/-NlG0-RwOIOQ/TvjLA2qmjmI/AAAAAAAABas/VL9-UpPndTA/s1600/P7030019+-+Copia.JPG)

    - l'interpretazione dell'inseguimento predatorio theropode vs sauropode nei confronti delle piste di impronte rinvenute nella formazione Glen Rose in Texas;

    Davide, da Torino

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    1. Se sai già che sono icone da smontare, è inutile parlarne in un post...

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  3. Thank you for writing about this; I'd always wondered about it, since parental care has not been implied for any other dinosaur group. Why would hadrosaurs be so different? But I had never dug into the specific hypotheses and rebuttals. Very interesting!

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  4. Io pensavo che si trattasse di un comportamento ipotizzato per tutti gli hadrosauridi proprio partendo dai reperti di Maiasaura...mi sembra strano che, se ho capito bene leggento post e commenti, questa fosse considerata una caratteristica ESCLUSIVA di questa specie.
    Davide

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    1. Nel post non si dice che è un attributo esclusivo di Maiasaura.
      Non ho scritto che fosse ipotizzato solo in Maiasaura, ho scritto che è stato ipotizzato in Maiasaura.

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