(Rough) Translator

29 settembre 2009

CSI - Hell Creek: Chi uccise Sue?

La figura dell'anatomo-patologo è divenuta famosa grazie a fortunate serie televisive a tema investigativo. La patologia affascina molti, e se associata alla spettacolarizzazione tipica delle produzioni televisive americane produce un'avvincente ora d'intrettenimento dove, nella realtà, ci sarebbe solamente una noiosa carrellata di casi clinici e necrologici. Tra i theropodi, i grandi tyrannosauridi americani sono sicuramente gli oggetti più adatti per una storia di paleopatologia dal sapore dell'investigazione poliziesca. Sebbene i cadaveri a nostra disposizione siano morti da decine (se non centinaia) di milioni di anni, la metodica di indagine non differisce molto dalla scena di un crimine: dove non ha operato un minuzioso criminale bramoso di non essere identificato ha agito il Tempo Profondo. Tra i grandi theropodi, i tyrannosauridi si distinguono per l'abbondanza di lesioni craniche. Molte di queste sono riconducibili a ferite provocate dai morsi di altri animali di taglia comparabile. Sebbene non si possa escludere un agente appartenente ad altre specie (competizione interspecifica) in casi di ecosistemi aventi più specie theropodi di grande taglia (o altri grandi rettili come i coccodrilli), nel caso di Tyrannosaurus rex l'unico possibile autore di tali morsi è un altro Tyrannosaurus rex (competizione intraspecifica). In effetti, appare evidente che lo scontro diretto, a base di morsi, fosse una componente importante del comportamento intrespecifico di questa specie. Assieme ai segni di morsi rimarginati esiste anche una seconda categoria di cicatrici e lesioni, di più difficile identificazione. In alcuni casi, come nel noto esemplare FMNH PR2081 (noto come "Sue"), un adulto maturo ormai prossimo alla senescenza, l'intensità e pervasività di queste lesioni è impressionante. Esse sono delle perforazioni subcircolari delle ossa mandibolari, in particolare il surangolare, dalla superficie liscia. Forma, dimensione e distribuzione è anomala, e non corrisponde a quella dei segni lasciati da morsi. Per cercare di stabilire una possibile causa di queste lesioni, è stata avviata una ricerca, che è oggi pubblicata su PLoS One (Wolff et al., 2009). Gli autori hanno comparato queste lesioni con analoghi attuali in coccodrilli e uccelli, determinando che esse sono molto simili agli effetti finali di un'infezione di natura protozoica (mi si perdoni il termine "protozoo" ormai obsoleto per definire eucarioti unicellulari non fitosintetici), in particolare alla tricomonosi, una malattia infettiva che colpisce la parte posteriore della mandibola ed il tratto iniziale del sistema digerente di molti uccelli, in particolare dei rapaci. L'effetto di questa malattia è quello di infettare a tal punto la bocca e l'inizio del tratto digerente dell'animale da portare all'impossibilità di nutrirsi, e quindi, alla morte. Il fatto che queste lesioni nei tyrannosauridi siano estremamente simili a quelle prodotte dalla tricomonosi degli uccelli indica che l'agente patogeno è lo stesso. Da ciò ne deriva che questa malattia che oggi affligge gli uccelli sia stata ereditata dai loro antenati theropodi mesozoici. Una domanda, a questo punto, è obbligatoria: se la malattia aviaria è stata ereditata dai theropodi mesozoici, come mai non è pervasiva di tutti i theropodi, ma si concentra in alcuni taxa, come i rapaci ed i tyrannosauridi? Sebbene gli uccelli dispongano dei meccanismi immunitari per prevenire queste infezioni, esse possono diventare molto intense se concorrono alcuni fattori. Innanzitutto, essa è infettiva e si trasmette in due modi principali: tramite assunzione di carni infette o per contatto diretto con le parti infette di un animale vivo ammalato. I rapaci tendono ad infettarsi nutrendosi di colombiformi (un gruppo particolarmente afflitto da questa malattia) e a trasmetterla ai pulcini durante le cure parentali. Nel caso dei tyrannosauridi, la totale assenza di segni di questa malattia nelle loro prede (ceratopsi e hadrosauridi) implica che la trasmissione non avveniva attraverso la nutrizione ma tramite l'interazione con altri tyrannosauridi, probabilmente attraverso i morsi sul muso che, come ho detto all'inizio del post, sono segni molto diffusi in questi theropodi. In conclusione, quindi, è probabile che Sue morì a causa di una forte infezione da tricomonosi, la quale fu contratta durante uno scontro a morsi con un conspecifico già malato. Così, dopo 65 milioni di anni, scopriamo che la morte di un dinosauro fu un mix letale di microbiologia ed etologia.
Bibliografia: Wolff E.D.S., Salisbury S.W., Horner J.R. & Varricchio D.J., 2009 - Common Avian Infection Plagued the Tyrant Dinosaurs. PLoS ONE 4(9): e7288. doi:10.1371/ journal.pone.0007288.

Sortita theropodologica al Congresso di Bologna ed alcuni rumors da Bristol


Oltre all'annuale Meeting dell'SVP, svoltosi a Bristol, i miei recenti impegni di lavoro hanno impedito che partecipassi attivamente al Congresso Paleontologico che si sta svolgendo a Bologna. Tutti i miei complimenti a Federico Fanti ed al Museo Capellini di Bologna per questo evento.
Sebbene limitato dagli impegni, ho cercato di compensare ieri con una rapida sortita di un pomeriggio bolognese. Il Congresso verte sulla paleontologia e geologia, con particolare enfasi alla Tetide, con alcuni interessanti spunti theropodologici:
Eric Buffetaut ha esposto l'attuale status della biogeografia degli Spinosauridae, esponendola da un punto di vista storico e rimarcando le recenti scoperte non africane. Tra le varie interpretazioni della distribuzione geografica di questo clade, mi ha fatto piacere vedere l'accettazione di uno status semiacquatico per questi animali , supportato da studi in fase di pubblicazione. Tra le novità spinosauridi, molto attesa, Buffetaut ha illustrato i nuovi resti dalla Thaylandia, tra cui alcune interessantissime vertebre che mostrano una morfologia intermedia tra quelle di Spinosaurus e quelle di Baryonyx che saranno oggetto di una futura pubblicazione.
Ho avuto il piacere di conoscere Matthew Lamanna, il quale mi ha confermato che nuovi resti di Megaraptor (per ora descritti solamente nella sua tesi di dottorato) stanno per essere pubblicati. Inoltre, mi ha accennato ad un nuovo enantiornithe cinese che sta descrivendo.
In una discussione informale, Philip Currie ha spiegato il suo punto di vista sulla questione "Nanotyrannus".
Finalmente ho avuto il piacere di incontrare direttamente Fabio Dalla Vecchia, e di rivedere alcuni "paleoamici " di ritorno da Bristol (Marco Auditore, Lukas Panzarin e Alessandro Carpana), i quali mi hanno parlato di alcune interessanti ricerche in atto, tra cui la revisione tassonomica degli oviraptoridi da parte della Balanoff, ed un nuovo alvarezsauridae talmente interessante che non voglio rovinare la sorpresa anticipando solo pochi dettagli!
Purtroppo, non posso partecipare alla sessione di oggi, nella quale Cristiano Dal Sasso rivelerà alcune delle novità emerse dalla ridescrizione di Scipionyx (pazienza: attendiamo la monografia...).
Spero in futuro di essere in una situazione migliore per poter partecipare più attivamente a questi interessanti eventi.

27 settembre 2009

Un'ipotesi alternativa e minoritaria per _Kemkemia_



In questo periodo non sono nelle condizioni migliori per scrivere post. La mente è carica di pensieri, spesso in conflitto tra loro. Nondimeno, non voglio deludere l'attesa dei miei lettori. Questo post è una soluzione di compromesso: si tratta di un post che avevo preparato per la serie di Kemkemia, ma che ho poi preferito omettere in quanto eccessivamente speculativo, lasciandolo da parte. Spero lo troverete interessante.
Il problema principale dell'identificazione di Kemkemia è la sua estrema frammentarietà. Sebbene sia evidente che si tratta di una vertebra caudale, non è completamente chiaro a quale zona della coda sia attribuibile. Ciò deriva dalla natura bizzarra di MSNM V6408, ma anche dal fatto che la coda nei theropodi subisce una sostanziale evoluzione, sopratutto lungo la linea maniraptoriana: processo muscolari, inserzioni e strutture neurali si modificano, migrano lungo la coda, oppure scompaiono, rendendo ardua la collocazione di esemplari singolari ed enigmatici come l'olotipo di Kemkemia. Nell'articolo scientifico che istituisce Kemkemia, io e Simone Maganuco abbiamo seguito una linea prudente, attribuiendo il taxon a Neotheropoda ma senza sbilanciarci sulla sua possibile posizione all'interno dei theropodi. Sebbene avessimo notato delle possibili apomorfie coi ceratosauri, esse risultano tali se si assume che la vertebra è una caudale distale, ovvero, posta nella seconda metà della coda. Abbiamo motivo per collocarla lì? Effettivamente, alcuni caratteri sono alquanto bizzarri per una caudale distale di theropode: il canale neurale è molto ampio e la spina neurale robusta: ciò è tipico delle caudali prossimali (della prima metà della coda) e non delle distali. Inoltre, anche il ridotto sviluppo delle zigapofisi stona con il classico trend delle caudali neotheropodi. Immaginiamo per un attimo che MSNM V6408 non sia una caudale distale, bensì appartenga alla fine della prima metà della coda: se così fosse, quali implicazioni avrebbe questa ipotesi alternativa sullo status filogenetico di Kemkemia? Innanzitutto, collocando MSNM V6408 all'inizio della coda, l'animale completo risulta di taglia nettamente inferiore a quella ipotizzata nell'articolo: invece di 4-5 metri, esso non supererebbe i 2 metri di lunghezza.
Seguendo questa ipotesi, risulterebbe che Kemkemia è un theropode con caudali intermedie:
-molto allungate e compresse.
-assenza di processo trasverso.
-presenza di basse spine neurali.
-assenza di spine accessorie.
-faccetta quadrangolare.
-zigapofisi molto ridotte che non articolano tra loro.
Questa combinazione di caratteri è in parte coelurosauriana (assenza di processo trasverso e riduzione della spina), e ricorda le caudali intermedie paraviali (nell'allungamento delle vertebre, la riduzione delle zigapofisi), sebbene se ne distingua per la persistenza della spina neurale.
Immettendo questa ipotetica nuova versione di Kemkemia in Megamatrice, risulterebbe che esso è un paraviale molto basale, collocabile tra Oviraptorosauria ed Eumaniraptora! Ovvero, se accettassimo questa ipotesi, Kemkemia sarebbe un gracile animale piumato, con un corpo simile a Protarchaeopteryx o Anchiornis.
NB: Questa è solamente una congettura: come ripetuto più volte, abbiamo preferito essere cauti e limitarci a sostenere che Kemkemia è un nuovo theropode, la cui precisa collocazione filogenetica è incerta, in attesa di nuovi ritrovamenti.

25 settembre 2009

Le sfolgoranti piume di _Anchiornis_ e la Distruzione del "Paradosso Temporale"

La soggettività è un mondo nel quale i nostri sogni si realizzano, e tutto ciò che desideriamo ed amiamo accade e si perpetua. Purtroppo, la realtà oggettiva è cieca e sorda alle nostre soggettività, e non si altera nonostante i nostri impegni, meriti o aspirazioni. Essa è straordinariamente bella e fredda, e merita di essere amata in quanto tale, aldilà delle nostre vane illusioni, dei nostri brevi impulsi emotivi. Vista con l'occhio della mente, freddamente, ma non distaccatamente, essa sarà sempre fonte di emozione.
Occasionalmente, la fredda realtà oggettiva ci restituisce piccoli gioielli che sembrano la realizzazione dei nostri desideri.
Vi ricordate Anchiornis? L'olotipo (l'esemplare che istituì la specie) manca di testa e non presenta tegumento. Tuttavia, se le nostre ipotesi filogenetiche sono corrette, dovremmo attenderci un corpo piumato ed un cranio simile ad altri paraviani basali, come Archaeopteryx o i troodontidi. I dettagli di questi aspetti ignoti, ovviamente, cambierebbero a seconda dell'ipotesi filetica che sosteniamo, la quale è tanto più robusta quanti più sono i dati in nostro possesso. Da oggi, abbiamo una mole aggiuntiva di dati su questo paraviano-chiave, prossimo all'origine degli uccelli: Hu et al. (2009) descrivono un nuovo esemplare di Anchiornis, molto più conservato dell'olotipo, in quanto presenta il cranio completo e buona parte dello scheletro ad eccezione della metà distale della coda. Inoltre è visibile buona parte del piumaggio, il quale presenta la medesima distribuzione generale osservata in Microraptor: l'intero corpo piumato, un vistoso ciuffo di penne sul cranio, lunghe penne remiganti sull'arto anteriore e le bizzarre penne metatarsali sul piede. Queste differiscono da quelle di Microraptor nella forma e nel grado di simmetria, ma sono nondimeno omologhe nella distribuzione. Aspetto interessante, anche le falangi del piede, ad eccezione degli unguali, hanno corte piume. Il cranio ricorda quello dei troodonti basali, come Mei, e ciò induce gli autori a collocare Anchiornis nei deinonychosauri troodondidi, e non alla base degli aviali come sostenuto in precedenza. Anche Megamatrice avvalora uno status deinonychosauro, anche se non colloca Anchiornis nei troodontidi, ma più basalmente. In entrambi i casi, le implicazioni filogenetiche di questo risultato sono chiare: le ampie penne metatarsali viste nei microraptori sono probabilmente un attributo di tutti i paraviani basali (o almeno, secondo me, dei deinonychosauri: non a caso, l'anno scorso, io le disegnai su un unenlagiino, come potete vedere in fondo alla barra laterale), e tale disposizione di piumaggio precede l'origine degli uccelli. Tuttavia, il fatto che la forma delle ali piumose non sia simile a quella di Microraptor ed il fatto che Anchiornis (come Pedopenna) non abbia un vessillo aereodinamico nelle penne metatarsali ci induce a non vedere nel volo la prima causa adattativa di queste bizzarre strutture tegumentarie.
Tutto ciò quindi suggerisce che queste penne fossero presenti in altri deinonychosauri, anche se non si sono preservate.
Infine, a rendere questa scoperta ancora più piacevole, il nuovo fossile è collocabile con precisione lungo la colonna temporale: esso è risalente all'inizio del Giurassico Superiore, ovvero, è almeno 10 milioni di anni più antico di Archaeopteryx! Ciò demolisce definitivamente l'ottusa obiezione BAND chiamata "paradosso temporale" la quale sosteneva grossolanamente che gli uccelli non avrebbero potuto derivare dai maniraptori dato che nessuno di questi era vissuto prima di Archaeopteryx. Ora abbiamo deinonychosauri più antichi di Archaeopteryx, quindi nessuno può più sollevare un'obiezione che, comunque, era già fallimentare da principio.

Bibliografia:
Hu D., Hou L., Zhang L. & Xu X., 2009 - A pre-Archaeopteryx troodontid theropod from China with long feathers on the metatarsus. Nature 461: 640-643.

19 settembre 2009

Ci sono più cose in Tyrannosauroidea di quante ne vedano le nostre dicotomie

Non è improbabile che molti dei nostri problemi di interpretazione del mondo (compresi quelli incombenti della politica e della sostenibilità ambientale) derivino dal nostro istintivo bisogno di creare categorie dicotomiche, come "bene vs. male", "bello vs. brutto", "giusto vs. sbagliato". Non mi dilungherò in questo tema, che è più Ultrazionale che theropodologico. Tuttavia, è innegabile che la realtà naturale resterà sempre più complessa delle sue rappresentazioni. Nondimeno, non dobbiamo usare questa verità come scusa per accusare la Scienza di essere fallimentare, né per giustificare ingenue tendenze sentimentalistiche. Diffidate da chi dice che i dinosauri , essendo ormai estinti, si possono conoscere solo o sopratutto "col cuore". Lasciate il cuore per i vostri amici ed amanti, ed applicate il cervello analitico e sintetico per capire i fossili.
In questo post riprendo Raptorex, per discutere dell'evoluzione delle grandi dimensioni in Tyrannosauroidea. Per grandi dimensioni intendo una lunghezza totale adulta superiore ai 5.5 metri. Questo limite, ovviamente convenzionale, si basa sull'osservazione che nella grande maggioranza dei Coelurosauri noti la lunghezza adulta è inferiore a 5 metri. A parte alcune eccezioni maniraptoriformi, troviamo coelurosauri di oltre 5 metri solo in Tyrannosauroidea.
Nel grafico qui sotto ho inserito i theropodi che, in base a Megamatrice, risultano essere dei tyrannosauroidi (usando la definizione presente in questa lista). Li ho collocati in base a due parametri: età geologica (in ordinata) e lunghezza totale (in ascissa). Osserviamo la disposizione dei punti.
In basso abbiamo le forme più antiche, come Guanlong, di circa 3 metri di lunghezza. In altro abbiamo le forme della fine del Cretacico. Dato che questi punti sono specie fossili imparentate, non è azzardato collegarle da linee temporali che vanno dal basso verso l'alto. Appare evidente una linea evolutiva che parte da Guanlong, collega Stokesosaurus, Eotyrannus e Xiongguanlong per poi ramificarsi nei tyrannosauridi giganti della fine del Mesozoico. Questa linea indica chiaramente una tendenza evolutiva all'aumento delle dimensioni corporee. Contrapposta a questa linea abbiamo invece un gruppo più stabile e conservativo di tyrannosauroidi di piccola taglia, che diramano da una linea che collega Guanlong a Bagaraatan, animali praticamente della stessa taglia. Se questo scenario relativamente semplice e lineare dell'evoluzione dei tyrannosauroidi vi pare elegante, oltre che plausibile, sappiate che è una favola! Si tratta infatti della suggestione indotta dal nostro cervello, che tende, più o meno automaticamente, a vedere tendenze dove non esistono e a categorizzare gli oggetti in base a criteri dicotomici (in questo caso "forme piccole vs. forme grandi").
La prova che quella che ho descritto è solo una favola è data dall'analisi completa dei dati in nostro possesso, che produce una filogenesi molto più complessa e diversificata di quanto appaia dalla sola osservazione delle dimensioni e dell'età geologica. Infatti, se sovrapponiamo il cladogramma dei tyrannosauroidi, come emerge dall'analisi, al grafico di prima, risulta uno scenario ben più elaborato. In particolare, quella che a prima vista sembrava una singola tendenza al gigantismo risulta essere un fenomeno di convergenza multipla di quattro linee evolutive distinte che si espandono nel morfospazio delle grandi dimensioni (evidenziate in rosso): la linea di Eotyrannus, quella di Xiongguanlong, quella di Dryptosaurus e quella che porta al nodo "Appalachiosaurus + Tyrannosauridae". L'inclusione in Megamatrice di Raptorex, un taxon di piccola taglia del Cretacico Inferiore, strettamente imparentato con quell'ultima linea, implica infatti che l'evoluzione delle grandi dimensioni fu probabilmente un fenomeno multiplo avvenuto più volte indipendentemente, e non un unica linea. Se Raptorex fosse vissuto nel Cretacico Superiore, non avrei avuto problemi ad interpretarlo come una reversione dimensionale, un nanismo derivato da antenati giganti; ma essendo ben più antico di tutti i taxa giganti, è molto improbabile che discenda da loro, e, quindi, data la sua posizione, implica un'origine multipla del gigantismo. L'alternativa, poco plausibile, è che esso assomigli ai tyrannosauridi per un bizzarro caso di convergenza morfologica, e che il primo scenario sia quindi corretto. Tuttavia, i dati non vanno in quella direzione, e pertanto è probabile che quel modello sia più una costruzione mentale a priori che un'elaborazione dei dati a posteriori.
A voi resta la scelta, di natura filosofica, sull'interpretazione più corretta.

18 settembre 2009

Ode Impronunciabile all'Autunno. Ovvero: _Raptorex kriegsteini_ Sereno et al. (2009)


Sicuramente, chi sta leggendo questo post "sa già" cosa sia Raptorex, dato che non è improbabile che abbia già letto le varie opinioni in rete, le informazioni basilari da Wikipedia, ed abbia scaricato ricostruzioni e filmati a riguardo. Quindi, a meno che non voglia rendere questo post una ridondante vertebra caudale distale del sauropode mediatico generato dal nome più atroce e commerciale mai attribuito ad un theropode, userò Raptorex come esempio particolare per un discorso più generale.
Se lo scopo ultimo della paleontologia sistematica fosse solamente l'incasellamento dei fossili all'interno di categorie, questo post si potrebbe riassumere con la seguente frase: Raptorex è un nuovo tyrannosauroide basale, dal Cretacico Inferiore della Cina, filogeneticamente prossimo a Tyrannosauridae. In realtà, lo scopo delle filogenesi non è la collocazione dei taxa in posizioni relative l'uno rispetto all'altro, bensì la determinazione della sequenza delle trasformazioni (ovvero, l'evoluzione morfologica) che deriva dalla collocazione dei taxa in particolari posizioni. Quindi, quello che per molti è il fine della filogenesi è in realtà solamente un mezzo per il vero fine. Tornando a Raptorex, esso è effettivamente una scoperta inattesa per i sistematici dei theropodi. Una piacevole scoperta, che, come ho detto spesso, rimarca la natura non-dogmatica delle nostre ipotesi scientifiche. Prima di Raptorex era opinione generale che l'evoluzione di Tyrannosauridae a partire dai tyrannosauroidi basali fosse una storia di trasformazioni morfologiche dettate dall'acquisizione del gigantismo. In particolare, l'espansione del cranio e della muscolatura del palato, l'accorciamento dell'arto anteriore, l'evoluzione di una mano funzionalmente didattila, e lo sviluppo dell'arctometatarso erano visti come un concerto di adattamenti avvenuto nel Cretacico Superiore, in concomitanza con l'evoluzione del gigantismo. La recente scoperta di Xiongguanlong pareva confermare questo modello. Raptorex smentisce questo quadro, e ne apre uno nuovo, inatteso. Raptorex è un tyrannosauroide di circa 3 metri di lunghezza (determinata estrapolando le dimensioni dell'olotipo, un subadulto di circa 2.5 metri), avente massa paragonabile a quella di Deinonychus, quindi nel range dimensionale intermedio tra Dilong e Guanlong, ma inferiore a quello di Xiongguanlong, Eotyrannus e Stokesosaurus. Come Dilong ed Eotyrannus, risale al Cretacico Inferiore. Fin qui, pertanto, Raptorex non fa che aggiungersi al club dei tyrannosauroidi basali non-tyrannosauridi. Tuttavia, l'anatomia di questo tyrannosauroide è molto più derivata dei taxa suoi contemporanei, al punto che inizialmente ho storto non poco il naso davanti alla sua descrizione (per alcuni motivi che ho discusso in privato): Raptorex ha un cranio relativamente espanso, un maggior grado di compressione dei denti premascellari, un nasale dalla sezione più convessa, un arto anteriore molto ridotto e probabilmente funzionalmente didattilo (nel fossile mancano alcune ossa per poterlo affermare con maggior sicurezza) ed un arto posteriore allungato ed il piede arctometatarsale. Questi caratteri, finora ritenuti esclusivi di Tyrannosauridae all'interno di Tyrannosauroidea, implicano che tutti questi tratti non solo comparvero molto prima di quanto pensassimo, ma non sono minimamente correlati con l'evoluzione del gigantismo. In effetti, la presenza di altri tyrannosauroidi basali, non legati a Tyrannosauridae, eppure ben più grandi di Raptorex avrebbe dovuto suggerire che l'evoluzione delle dimensioni corporee nei tyrannosauroidi fu un processo avvenuto più volte indipendentemente, slegato da altri fattori. Ciò rimarca il grande successo di questo clade, e non solo del suo ramo più famoso.
Un aspetto molto interessante, che spero Megamatrice potrà risolvere, è se esista un qualche legame tra questo tyrannosauroide di taglia media ed un altro tyrannosauroide di taglia media molto apomorfico, Bagaraatan. Di tutto questo, parlerò in un prossimo post.

Bibliografia:
Sereno P., Tan, L., Brusatte, S.L., Kriegstein, H.J., Zhao, X. & Cloward, K., 2009 - Tyrannosaurid skeletal design first evolved at small body size. Science, online September 17. DOI: 10.1126/science.1177428.

17 settembre 2009

15 settembre 2009

Il cranio e le vertebre dorsali di _Spinosaurus aegyptiacus_ appartengono al medesimo animale? (Test sulla Chimera di Rauhut)

In un precedente post ho esposto l'ipotesi di Rauhut (2003) sulla possibile natura chimerica dell'olotipo di Spinosaurus aegyptiacus (composto da alcuni resti cranici e vertebre). In breve, Rauhut sostiene che l'esemplare descritto da Stromer sia una chimera, ovvero, un insieme non naturale dei resti di più animali di specie diverse, erroneamente attribuito ad un unico animale. In base all'ipotesi di Rauhut, le ossa craniche apparterrebbero ad un theropode prossimo a Baryonyx, mentre le vertebre, in particolare le peculiari dorsali con spine ipertrofiche, sarebbero attribuibili ad un allosauroide, forse prossimo a, se non proprio, Carcharodontosaurus (rinvenuto nella stessa formazione e basato su altri resti cranici e alcune vertebre). L'ipotesi di Rauhut quindi si discosta dall'opinione maggioritaria nell'attribuire le vertebre ad un allosauroide, mentre concorda con il resto del mondo scientifico nel legare i resti cranici ad un theropode prossimo a Baryonyx. Quindi, lo status tassonomico delle vertebre è il punto nodale, e sarà l'oggetto del post. Purtroppo, tutti i resti dell'olotipo di Spinosaurus sono andati distrutti più di 60 anni fa. La nostra unica fonte per discutere di questa ipotesi relativa all'olotipo di questa specie è la pubblicazione originaria (Stromer, 1915): il mio post si baserà quindi solo ed esclusivamente su questa base, senza citare altri dati. Per semplicità, mi concentrerò sulle distintive vertebre dorsali, tralasciando per ora le due cervicali. Le presacrali dell'olotipo di S. aegyptiacus (da Stromer, 1915, modificato da Wikipedia)

Innanzitutto, quali basi ha Rauhut per affermare che le dorsali di Spinosaurus sono di allosauroide? Le sue motivazioni sono alquanto vaghe: a parte notare una "somiglianza", l'unico carattere citato esplicitamente è l'estremo allungamento delle spine neurali, che viene comparato con Acrocanthosaurus. Tuttavia, il grado di allungamento delle spine di Spinosaurus è talmente spinto che esso è chiaramente derivato rispetto a qualsiasi altro theropode. Inoltre, una marcata espansione nell'altezza delle spine è nota in altri theropodi, di cladi differenti (Kryptops, Metriacanthosaurus, Beckelspinax) e non è una caratteristica esclusiva dei carcharodontosauridi. Pertanto, se veramente vogliamo stabilire a quale gruppo di theropodi appartengano le dorsali descritte da Stromer (1915) occorre un'analisi dettagliata, di più caratteri, e non solo delle bizzarre spine neurali.

Immaginate che Spinosaurus non sia mai stato scoperto e pubblicato, di avere la mente sgombra da qualsiasi preconcetto e interpretazione precostituita su questo animale, e di scoprire, oggi, le stesse dorsali di Stromer (1915), senza le cervicali né i resti cranici. A quale animale le attribuireste? La dimensione delle ossa e la presenza delle articolazioni iposfeniche e centrodiapofiseali indicano senza dubbio un saurischio gigante: un theropode, o forse un sauropode. Escludiamo un sauropode per la forma e proporzione dell'arco neurale e per l'assenza delle complesse laminazioni tipiche dei sauropodi. Quindi, si tratta di un theropode gigante. L'assenza di marcate pneumatizzazioni dell'arco neurale escludono Neoceratosauria, mentre la presenza della condizione opistocoelica nei centri indica un tetanuro basale. Quindi, si tratta probabilmente di un grande tetanuro non-coelurosauro. Ok, fin qui non ho detto nulla di nuovo, ma ricordo che stiamo procedendo basandoci solamente sui dati originari, fingendo di voler ragionare senza preconcetti e di non aver mai saputo nulla prima d'ora di Spinosaurus. Abbiamo quindi dimostrato, da soli, che è un tetanuro gigante. A quale gruppo di tetanuri assomigliano queste vertebre? Si tratta forse delle dorsali di un allosauroide, in particolare un carcharodontosauridae, come ipotizza Rauhut? L'assenza delle complesse camelle interne al centro vertebrale, nonché dei pleurocoeli multipli esclude i carcharodontosauridi. Ciò invalida parte dell'ipotesi di Rauhut: non si tratta di un carcharodontosauridae. Potrebbe essere comunque un allosauroide, ma basale? Nessun carattere presente nelle dorsali conferma o smentisce questa ipotesi, che, per ora, è valida come qualsiasi altra. Possiamo stabilire se le dorsali appartengono a qualche altro gruppo? Esse sono relativamente allungate, come accade in vari tetanuri non-allosauroidi. Inoltre, il diametro dorsoventrale del canale neurale è relativamente ampio, come accade in Megaraptor e Baryonyx. Quest'ultimo mostra spine neurali relativamente allungate. Anche la bizzarra inclinazione in senso craniodorsale delle spine neurali delle dorsali più craniali è simile a Megaraptor (mi baso su un esemplare frammentario citato in una tesi di dottorato e non ancora pubblicato) e Baryonyx. Questi due caratteri, combinati con l'assenza di apomorfie allosauroidi o carcharodontosauridi, ci porta quindi a ipotizzare una parentela tra queste vertebre dorsali e tetanuri come Baryonyx e Megaraptor, due theropodi strettamente imparentati sulla base di numerosi caratteri dell'arto anteriore.
Le dorsali sono quindi di un animale prossimo a Baryonyx? Ma questa è la stessa ipotesi filetica che sviluppiamo basandoci esclusivamente sui resti cranici, i quali mostrano evidentissime affinità con le ossa craniche di Baryonyx! Quindi, se i resti dorsali mostrano affinità con lo stesso gruppo al quale attribuiremmo i resti cranici, non ci sono motivi validi per affermare che l'olotipo di Spinosaurus aegyptiacus sia una chimera. In base ai dati noti attualmente, l'ipotesi più probabile è che quei resti appartengano ad un unico animale, strettamente imparentato con Baryonyx.


Bibliografia ricavabile da qui.

13 settembre 2009

Coming Soon: Esiste un modo per testare se _Spinosaurus_ esiste?


Spinosaurus aegyptiacus by Lukas Panzarin

Non sono pazzo. Per comprendere di cosa sto parlando, vi rimando a questo precedente post. Abbiate pazienza, e tutto sarà rivelato...

12 settembre 2009

Pochi... ma buoni!


Qual'è lo stato attuale della ricerca italiana sui theropodi mesozoici? Sebbene sia un campo di ricerca praticamente inesistente in Italia, esiste un piccolo gruppo che, nonostante tutte le ben note limitazioni tipiche della ricerca paleontologica nostrana (che non voglio discutere qui), sta portando avanti, spesso con ottusa ostinazione, se non con eroica follia, alcune ricerche che, si spera, saranno pubblicate nel prossimo futuro (ovvero, da qui ad un paio di anni: ricordo ai non addetti ai lavori che una pubblicazione scientifica è l'esito finale di un lungo lavoro di raccolta dei dati, studio, analisi, revisione ed infine pubblicazione). Alcune di queste ricerche sono ben avviate, altre ancora in gestazione, e quindi, per correttezza, non saranno esposte nel dettaglio. La lista, lo ammetto, potrebbe essere incompleta, e si basa su ciò che so direttamente o tramite conoscenze dirette, voci di corridoio e legami indiretti. Mi scuso per l'involontaria omissione di altri studiosi: se vogliono contattarmi, sarò felice di includere le loro ricerche.

Lo studio theropodologico italiano sicuramente più interessante in arrivo è la ridescrizione, molto dettagliata e completa, di Scipionyx samniticus, ad opera di Cristiano Dal Sasso & Simone Maganuco. Ho avuto il privilegio di vedere alcuni stralci dell'opera, e non vi voglio anticipare nulla, a parte che si tratta di una monografia pregevole.
Un'altro studio in preparazione riguarda il theropode di Saltrio, ad opera di Dal Sasso. Anche in questo caso, ho potuto vedere alcuni frammenti della ricerca, ma, per correttezza, non anticiperò nulla.
Paolo Gandossi sta compiendo alcuni studi in Patagonia, tra cui materiale theropode. Insieme ai colleghi argentini sta portando alla luce un probabile nuovo abelisauroide.

Federico Fanti, oltre alle sue ricerche in Canada, ha effettuato alcuni scavi in Mongolia, nel team di Currie. La sua speranza è di poter completare questi studi, tra cui un interessantissimo fossile che, per quel che vale la mia opinione, potrebbe appartenere ad una nuova specie di theropode.

Un paio di altre ricerche, per ora in stallo, riguardano almeno due enigmatici theropodi, estremamente interessanti. Purtroppo, per ora non posso dirvi altro. Un'altra ricerca, ancora solamente un embrione di progetto da organizzare in autunno, include alcuni resti di theropodi, anche se si occupa principalmente di altri vertebrati...
Spero non mi accuserete di vanità ed arroganza se concludo con me stesso. Nel mio piccolo, a parte Megamatrice, che continua ad essere aggiornata in attesa del momento idoneo per una pubblicazione assieme a Simone Maganuco, sono stato contattato da un gruppo di ricerca non italiano per partecipare alla descrizione di un nuovo theropode. Si tratta di un fossile molto interessante, ed è stato veramente un onore essere incluso nel team che lo sta studiando... Sarà sicuramente l'oggetto di molti post su questo blog.

Non posso dire altro... Spero di aver in parte soddisfatto le esigenze di alcuni di voi, senza avervi troppo angosciato con i molti "non posso dire altro"... Come negli altri casi citati: Wait for the papers!

10 settembre 2009

Perché Alessandro è come Grant... uno scavatore!

Alessandro Carpana è laureando in Geologia presso l'Università di Parma. In questi anni ha partecipato al Hell Creek Project nel Montana (USA), diretto da J. Horner, ed ha organizzato due conferenza dello stesso Horner qui in Italia, lo scorso marzo (ne ho parlato qui e qui).
Da queste esperienze è nata l'Associazione Paleontologica Parmense Italiana (il link è permanente nella barra laterale). Il prossimo 20 settembre, l'Associazione organizza un incontro nel quale sarà mostrato un reportage sugli scavi nel Montana ed una mostra di paleoarte.
Per ulteriori informazioni, vi rimando a questi links:

08 settembre 2009

Può esistere qualcosa con un nome più fico di "The Open Dinosaur Project"?


Vi segnalo questa che, probabilmente, diventerà una pietra miliare nella storia della Nuova Paleontologia. Potete leggere tutte le informazioni qui.
Purtroppo, almeno per ora, non si occuperà di theropodi...

Indovina Chi... 39

07 settembre 2009

Sapeornis angustis: una nuova specie oppure no?

La tassonomia a bassi livelli (ad esempio la discriminazione di specie o eventuali sottospecie) è un'attività rischiosa in paleontologia, per motivi che ho esposto più volte. Mentre è piuttosto facile distinguere un taxon nuovo quando non ha perenti stretti a cui essere confrontato, ma solo parenti lontani nel tempo e nella morfologia, è più arduo discriminare se e quante specie siano presenti in un insieme di individui relativamente simili, sebbene distinguibili.
Le specie paleontologiche sono fondate su diagnosi, ovvero, liste di caratteri morfologici. Una specie nuova è una nuova combinazione di caratteri morfologici. Tuttavia, non bisogna dimenticare che numerosi caratteri morfologici sono soggetti essi stessi a trasformazione lungo la vita individuale dei singoli organismi, possono essere variabili all'interno della medesima popolazione perché legati all'età dell'esemplare, al sesso. In particolare, nei dinosauri sono noti numerosi casi di dimorfismo sessuale, e di marcata trasformazione morfologica dal giovane all'adulto. Infine, ma meno probabile, a volte è possibile che un presunto carattere nuovo sia in realtà solamente una patologia individuale, una malformazione, se non addirittura un carattere acquisito dall'interazione con l'ambiente. In paleontologia queste "trappole" tassonomiche sono più difficili da scovare che in zoologia. In alcuni casi, tuttavia, essi sono abbastanza evidenti, e stupisce vedere casi di nuove specie "palesemente" dubbie.
Un caso recente riguardava il confucisornithidae Eoconfuciusornis, che potrebbe essere solamente un subadulto di Confuciusornis. Un caso ancora più recente, di questo mese, riguarda un altro aviale del Cretacico Inferiore della Cina, correttamente attribuito al genere Sapeornis ma, a mio avviso, erroneamente elevato allo status di nuova specie, distinta da S. chaoyangensis e battezzata S. angustis (Provini et al., 2009).
Sapeornis angustis è basato su un esemplare giovanile o subadulto, quindi non completamente maturo. Questa specie è diagnosticata dalla seguente lista di caratteri identificabili nell'esemplare:

1- Taglia inferiore a quella di S. chaoyangensis.
2- Numero di sacrali inferiore rispetto a S. chaoyangensis.
3- Cresta deltopettorale più stretta rispetto a S. chaoyangensis.
4- Furcula più gracile rispetto a S. chaoyangensis.
5- Ipocleido della furcula più corto rispetto a S. chaoyangensis.
6- Rapporto tra i primi due metacarpali differente rispetto a S. chaoyangensis (con mc II più corto in S. angustis).
7- Sinfisi pubica meno sviluppata rispetto a S. chaoyangensis.

Questa lista di caratteri che distinguono S. angustis da S. chaoyangensis è dubbia: dato che l'olotipo di questa nuova specie è subadulto, e dato che non si conoscono individui di un simile stadio ontogenetico (giovanile-subadulto) di S. chaoyangensis, non è possibile stabilire se e quanti di questi caratteri fossero presenti anche nei giovani-subadulti dell'altra specie. Gli autori sottolineano l'eventualità che anche gli esemplari noti di S. chaoyangensis non siano adulti, e che quindi si possano confrontare con S. angustis per stabilire che siano subadulti di due specie differenti. Tuttavia, ritengo che tutti questi caratteri che distinguono le due specie siano facilmente interpretabili come caratteri legati all'età giovanile dell'esemplare "S. angustis", e potrebbero essere persi nell'animale ad uno stadio più maturo, il quale potrebbe essere identico agli esemplari chiamati "S. chaoyangensis". Ciò è sicuramente valido per i caratteri 1 e 2, e non sarebbe improbabile per i restanti, legati all'aumento delle dimensioni dell'animale adulto (ed al relativo potenziamento della muscolatura alare e all'allungamento dell'ala).
Ovvero, in conclusione, S. angustis potrebbe essere solamente uno stadio più giovanile di S. chaoyangensis, e ciò resta valido anche se non disponiamo ancora di adulti pienamente maturi di questa specie.

Pertanto, sono molto dubbioso sulla validità di questa nuova specie, così definita.

Bibliografia:
Provini P., Zhou Z.-H. & Zhang F.-C., 2009 - A new species of the basal bird Sapeornis from the Early Cretaceous of Liaoning, China. Vertebrata Palasiatica 47: 194-207.

06 settembre 2009

Il caso dei due pulcini di troodontide nel nido di un oviraptoride

Nel 1993, mentre il resto del mondo si stordiva il cervello con i primi dinosauri generati al computer, una spedizione congiunta americano-mongola scopriva un nido fossile nel deserto del Gobi. Il nido, risalente al Cretacico Superiore, includeva almeno sei uova ed alcuni resti ossei. Un uovo conteneva i resti parziali ma articolati di un embrione, prossimo alla schiusa. L’analisi delle caratteristiche ossee non lasciavano dubbi sulla sua identità: era un oviraptoride. Successivi ritrovamenti avrebbero confermato che quel tipo di uovo e di nido, così frequenti nelle formazioni mongoliche, non appartenevano, come si era pensato per 70 anni, al ceratopso Protoceratops, bensì ad oviraptoridi (Norell et al., 1994; 2001). Questa storia è ormai nota, così come il ritrovamento spettacolare di oviraptoridi adulti morti in posizione di cova sopra ai propri nidi. Per quanto spettacolare ed interessante, questa è solo la bella cornice di una scoperta ancora più bizzarra ed affascinante. Torniamo al primo nido citato all’inizio, ed analizziamo alcuni dei resti ossei presenti. Assieme all’embrione oviraptoride ed alle 6 uova (il numero totale delle uova nel nido probabilmente era almeno il doppio, ma l’erosione ha distrutto metà della covata), i ricercatori rinvennero due piccoli crani, in buono stato di conservazione. I crani, di forma triangolare, con ampie orbite e rostro ridotto, sono chiaramente di esemplari prossimi alla schiusa, forse appena nati. Le mandibole, gracili ed affusolate, portano una serie di piccoli denti privi di seghettatura... A questo punto, se siete veramente appassionati di theropodi, dovreste saltare in piedi ed esclamare: “Puoi ripetere?” “Denti?” “Non hai appena detto che è un nido di oviraptoride? Gli oviraptoridi NON hanno denti!” Infatti. I due crani non sono di oviraptoridi. I crani degli oviraptoridi embrioni conservano tipici tratti degli adulti, come l’assenza di denti, la finestra mandibolare ipertrofica, il premascellare corto e profondo. I due crani che sto citando sono chiaramente due theropodi molto giovani, ma dalla morfologia generale è chiaro che non sono oviraptoridi. Essi sono due paraviali. Inizialmente attribuiti a dromaeosauridi prossimi a Velociraptor (Norell et al., 1994), ora, dopo un attenta analisi appena pubblicata (Bever & Norell, 2009), risultano chiaramente dei troodontidi, molto prossimi (se non addirittura attribuibili) a Byronosaurus. Non vi tedierò sulle interessantissime caratteristiche di significato ontogenetico e filogenetico presenti in questi due crani.
Cerchiamo di capire le cause che hanno portato due crani di pulcini di troodontide all’interno di un nido di oviraptoride. Cerchiamo di essere il più aperti mentalmente possibile, di valutare tutte le opzioni, e non solo quelle che più ci piacciono o suggestionano.
1- Deposizione casuale, prima della fossilizzazione, dovuta ad agenti fisici. Forse, le stesse cause che hanno impedito a questo nido di schiudere sono le stesse che hanno trasportato i due troodonti all’interno del nido. Se, come pare probabile, questi nidi furono sepolti da tempeste di sabbia (o da inondazioni), quelli stessi fenomeni potrebbero aver trascinato i due pulcini nel nido appena prima che fosse sepolto. Ipotesi possibile, ma, a mio avviso altamente improbabile. Anche a me capita di fare canestro per caso lanciando la palla in aria, ma mai due volte di fila: pensare che una tale casualità possa spiegare la presenza di DUE pulcini di troodonte nello stesso nido di oviraptoride è quasi assurdo.
2- Deposizione casuale, successiva alla fossilizzazione, dovuta ad agenti fisici. Il nido è molto eroso. Pertanto, è possibile che sia rimasto esposto dopo la sua fossilizzazione, in balia degli agenti atmosferici per un tempo sufficiente affinché alcuni fossili presenti nelle vicinanze siano stati trasportati al suo interno dal vento o dalle piogge. Anche in questo caso, la probabilità di una deposizione casuale dei due troodonti è quasi zero. Inoltre, ci sono due aspetti che rendono questa ipotesi ancora meno probabile: A) Il nido è eroso: un nido fossile esposto all’aria si distrugge in pochi anni. Ciò riduce molto la probabilità che possa ricevere casualmente qualche oggetto che vi rotoli all’interno senza che anch’esso si distrugga. B) I due crani, per quanto piccoli e di costituzione gracile, non mostrano segni di intensa erosione e di trasporto: essi devono essere entrati nel nido prima della fossilizzazione.
3- Resti di pasto degli oviraptoridi. Gli oviraptoridi probabilmente si nutrivano di piccoli vertebrati, tra cui i giovani theropodi. Come ho scritto più volte, i giovani dinosauri dovevano essere tra le prede preferite dei theropodi, quindi anche degli oviraptoridi. Dati i resti frammentari a nostra disposizione, non possiamo stabilire se i due troodontidi fossero parte della dieta degli adulti (come pare plausibile dato che le uova non erano ancora schiuse) o se costituissero un eventuale cibo portato ai piccoli: tuttavia, dato che gli embrioni di oviraptoride mostrano un buono stato di ossificazione delle articolazioni, analogo a quello che si osserva negli attuali uccelli precoci (che camminano già nel momento della schiusa e sono subito autonomi nel procurarsi il cibo, come nei polli, anatre e struzzi), è probabile che questi theropodi non avessero bisogno di essere nutriti dai genitori. Quindi, è plausibile che i due pulcini di troodontide siano resti del pasto degli adulti. A questo proposito, data la tenacia con la quale gli oviraptoridi difendevano le loro covate (al punto da morire sovente accovacciati sulle loro uova), non è improbabile pensare che l’adulto in cova (probabilmente maschio poligamo, come discusso qui) non abbandonasse le uova fino alla schiusa e fosse nutrito da altri adulti (probabilmente femmine) i quali portavano al nido delle piccole prede.
4-Parassitismo del nido. Questa ipotesi, la più speculativa e affascinante, è stata citata da Norell et al. (1994). In analogia con quanto accade con alcuni uccelli attuali, come il cuculo che depone le sue uova in nido di uccelli di altre specie perché siano loro a curare i suoi pulcini, è ipotizzabile che i due pulcini siano stati deposti da un troodontide adulto che praticava parassitismo del nido nei confronti degli oviraptoridi. Questa ipotesi è alquanto improbabile. Innanzitutto, il parassitismo del nido si pratica tra specie che hanno prole inetta, e non precoce. Tutti i theropodi mesozoici mostrano prole precoce, capace di muoversi e nutrirsi autonomamente fin dalla schiusa. Le cure parentali, se presenti, quindi non andavano oltre il controllo del territorio e la difesa dai predatori, ma non richiedevano la nutrizione dei pulcini (se vedete immagini di paleoarte con theropodi che nutrono i giovani, quella è paleofantasy). Questo stile di vita non richiede l'evoluzione di parassitismo del nido. Inoltre, come detto prima, dalle prove fossili sembra che gli oviraptoridi fossero molto attenti nella protezione dei loro nidi, e che raramente li lasciassero incustoditi: difficile immaginare come un troodontide di almeno 150 cm di lunghezza potesse deporre le sue uova in un nido altrui senza essere notato.

Quindi, in conclusione, l’ipotesi più probabile è che gli oviraptoridi includessero i giovani troodontidi (ed in generale, i giovani theropodi) nella loro dieta, e che se ne nutrissero anche durante l’intensa fase delle deposizione e cura delle uova.

Bibliografia: Bever G.S. & Norell M.A., 2009 - The Perinate Skull of Byronosaurus (Troodontidae) with Observations on the Cranial Ontogeny of Paravian Theropods. American Museum Novitates 3657: 1-52.
Norell M. A., Clark J. M., Dashzeveg D., Barsbold R., Chiappe L. M., Davidson A. R., McKenna M. C., Altangerel P. & Novacek M.J., 1994 - A theropod dinosaur embryo and the affinities of the Flaming Cliffs dinosaur eggs.
Science 266:779–782.
Norell M.A., Clark J.M. & Chiappe L.M., 2001 - An Embrionic Oviraptorid (Dinosauria: Theropoda) from the Upper Cretaceous of Mongolia. American Museum Novitates, 3315: 1-17.

03 settembre 2009

Fuori Tema - Blog Scientifici ed Opinionismo Ignorante

Questo non è il carnotauro, ma un calco dell'olotipo di Carnotaurus sastrei.

Non amo le mezze misure, e non ho problemi ad essere diretto, anche se ciò può turbare la sensibilità altrui. Questo blog è una mia opera creativa, con i miei pregi e difetti.
Come ho scritto più volte, nessuno è obbligato a leggerlo, né a commentare; al tempo stesso, io non censuro nessuno, tranne chi lascia commenti anonimi o privi di una firma: ciò per correttezza verso chi invece si firma, e per evitare che nascano discussioni nelle quali non si riesca a capire quanti e quali siano gli interlocutori.

Theropoda.blogspot parla di una disciplina scientifica, la paleontologia dei vertebrati, ed in particolare dei theropodi mesozoici. Esso è quindi un blog a tema scientifico, come ne esistono a centinaia nella rete. Non è un blog a tema artistico, politico, una raccolta di mie esperienze, un forum, non è una community, non è un sito come Wikipedia o una banca dati ufficiale dalla quale attingere spudoratamente. Esso è un blog scientifico, ovvero, l'espressione del pensiero di un ricercatore scientifico su temi scientifici (cioè, produzioni basate sul metodo scientifico). Ho rimarcato questo fatto apposta, per farvelo entrare in testa.

Attualmente, l'espansione dei blog scientifici è vista come un positivo segno di vitalità della comunità internazionale dei ricercatori, di tutte le discipline. Theropoda.blogspot è un piccolo contributo italiano, ma che sta avendo un discreto successo anche tra i lettori non italiani. Ricercatori importanti, di diverse nazionalità, mi hanno espresso più volte apprezzamenti, e molti di loro sono lettori abituali. Ciò mi onora e mi sprona a continuare su questa linea. Tuttavia, questo blog, pur dichiarandosi a tema scientifico, subisce gli effetti del suo stesso tema, i dinosauri, i quali, oltre ad essere oggetti scientifici, sono, volenti o nolenti, divenuti fenomeni della cultura popolare. Pochi altri ambiti delle scienze hanno avuto un simile destino: forse parte della zoologia e dell'astronomia. Nessun blog sull'elettronica, la fisica quantistica, la medicina o la sociologia deve fare i conti con la cultura popolare, e, sopratutto, con un pessimo fenomeno tipico della rete quale l'Opinionismo Ignorante.
L'Opinionismo Ignorante, "OI" è l'inutile abitudine di un lettore di blog a lasciare a tutti i costi un commento su un argomento nei confronti del quale non solo egli è ignorante, ma, sopratutto, portatore di un contributo alla discussione totalmente futile. Esempi di OI sono commenti di questo tipo:

"Il mio dinosauro preferito è il T-Rex, ma mi piace anche il carnotauro".
"Lo spinosauro era lungo 17 o 18 metri? Ho letto che poteva anche arrivare a 20 metri. E' vero?".
"L'acrocantosauro era il superpredatore del suo tempo. Secondo me l'utahraptor invece era il leopardo del suo ambiente, cha cacciava prede diverse dall'acro"
"Secondo me potevano esistere dei raptor con le squame e senza penne. Non ho delle prove, ma prima o poi le troveremo"
"Le tavole di Luis Rey non mi piacciono, sono meglio i dinosauri di Gregory Paul"
"Forse in Antartide esistevano dei carnotauri con piume e senza più le mani"

Theropoda.blogspot NON parla dell'aspetto popolare ed extrascientifico dei dinosauri! Non si basa quindi su film, romanzi, leggende metropolitane o produzioni culturali non-scientifiche. Non parlerò mai di Dilofosauri che sputano, battaglie fuori dal tempo tra theropodi di piani differenti, film, DVD, videogiochi e relative emanazioni popolari. Non per snobismo, ma solo per coerenza col tema del blog.
Pertanto, i commentatori sono tenuti a rispettare i temi ed i modi comunicativi del blog.
Per essere ancora più chiaro, i commenti che ho citato sopra sono assolutamente legittimi se li scrive un adolescente che chatta in un rispettabilissimo forum dedicato agli appassionati di dinosauri, ma qui, in questo blog, che è ESPLICITAMENTE scientifico, essi sono totalmente fuori luogo, banali e, sopratutto, inutili. Le opinioni in sé, prive di supporto oggettivo, spesso slegate dal contesto della discussione, sono solo una serie di parole digitate su una tastiera.
Dato che mi sono sempre posto come obiettivo di parlare di temi scientifici citando i dati esistenti, e non solo esponendo opinioni infondate, sarebbe auspicabile che anche i commentatori facessero altrettanto, nei limiti sacrosanti della loro formazione scientifica. Tutti sono benvenuti, e non pretendo solo commenti da dottori in paleontologia, ma vorrei che, qualunque commento venga lasciato, esso sia basato su fonti verificabili. Scrivere: "ho letto che lo spinosauro è lungo 18 metri" non significa niente, perché in tal caso, potrei rispondere: "io non l'ho letto"... Vi sembrerebbe una discussione interessante e significativa, e, sopratutto, coerente con un blog che vorrebbe essere scientifico? Ripeto: nessuno vi obbliga a leggere questo blog. Se non rispetta le vostre aspettative, la rete ha sicuramente qualcosa di meglio, quindi, se volete restare e commentare, rispettate il tono dei post.
Io sono disponibilissimo a rispondere a qualsiasi domanda mi venga posta sui theropodi, anche su temi che, lo dico onestamente e senza ipocrisia, posso trovare ingenui o poco interessanti (come le discussioni su quale theropode sia più grande o su eventuali ipotesi funzionali al limite della fantasia), ma chiederei ai lettori di commentare pensando non solo a sé stessi, ma anche agli altri lettori, i quali, probabilmente, non hanno alcun interesse a leggere le opinioni personali di qualche sconosciuto, e non si collegano a questo indirizzo per leggere futili commenti spesso frutto di letture grossolane o di informazioni vaghe e (spesso) scorrette, oltre che non rintracciabili.

Infine, per favore, non usate i nomi italianizzati dei dinosauri ("il Barionix", "il Carnotauro", il Celuro") né tanto meno le fastidiosissime abbreviazioni colloquiali ("T-rex", "Acro", "raptor")... i taxa hanno nomi precisi, che devono essere scritti secondo la corretta impostazione, per non creare ambiguità: Baryonyx, Carnotaurus, Coelurus, Tyrannosaurus, Acrocanthosaurus...
(Non pretendo che seguiate completamente le norme per la scrittura dei nomi scientifici, ma sappiate che essi vanno sempre scritti in corsivo (o sottolineati oppure delimitati da due trattini in _basso_, se non è possibile impostare il corsivo) e vanno menzionati senza l'articolo determinativo a precederli, perché essi non sono nomi di soggetti singolari, ben determinati come il vostro cane o la vostra nonna, ma sono nomi di entità tassonomiche!)


01 settembre 2009

Il Caso del Velociraptorino Sudanese (Rauhut & Werner, 1995)


Stiamo vivendo un periodo magico, cari appassionati di theropodi mesozoici! Le scoperte si susseguono ad un ritmo mai visto prima, ipotesi innovative ritenute salde e valide sono state riviste (ad esempio, il legame tra therizinosauri e oviraptorosauri), interi mondi nemmeno immaginati sono stati svelati.

Oggi parlerò di un piccolo caso di identificazione tassonomica di alcuni interessanti reperti, pubblicati quindici anni fa. Gli autori diedero un’interpretazione dei resti pienamente compatibile con le conoscenze di allora, quindi corretta se valutata nel contesto in cui fu elaborata, ma che, alla luce delle numerose nuove scoperte, non è più l’interpretazione più probabile, ma solamente una tra le numerose alternative oggi ugualmente valide. Si tratta quindi di una piccola lezione su cosa sia la Scienza: interpretazione razionale dei dati, aperta a future revisioni; non dogma né verità assoluta.

Rauhut & Werner (1995) descrivono un dente e alcune falangi (tra cui alcuni unguali) dal Cretacico Superiore del Sudan. Data la scarsità di resti da quelle regioni, ogni singolo esemplare è significativo.

Gli autori osservano che i resti mostrano le seguenti apomorfie:

A- Il dente mostra una marcata differenza di taglia tra i denticoli mesiali (anteriori) e distali (posteriori).

B- I denticoli distali sono uncinati.

C- Una falange è corta e robusta, con una faccetta articolare prossimale che mostra uno “sperone” pronunciato.

D- Gli unguali sono falciformi, con un margine ventrale affilato, con solchi collaterali bifidi e disposti asimmetricamente nelle due faccette laterali.

In base a questi caratteri, gli autori attribuiscono i resti ad un probabile Dromaeosauridae Velociraptorinae. Ciò sarebbe notevole, in quanto risulterebbe il primo velociraptorino dal Gondwana.

Come detto sopra, nel 1995 quella sarebbe stata l’interpretazione più plausibile dei resti. Tuttavia, essa parte da un presupposto non dimostrato: che i resti appartengano ad uno stesso animale. Tale presupposto è sostenuto da dati tafonomici? In realtà è probabile che questi resti siano il risultato selettivo del trasporto di ossa di animali differenti, avvenuto in tempi distinti. Rauhut & Werner (1995) li attruibuiscono ad uno stesso taxon sulla base dell’identificazione a posteriori, che, in base alle conoscenze del tempo, convergeva verso un solo taxon (Velociraptorinae).

Questa ipotesi accessoria è ancora valida, oppure è solo una possibilità tra tante? Rivalutiamo i resti in base alle attuali conoscenze sui theropodi.


Carattere A- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma è presente anche in alcuni Dromaeosaurinae (Atrociraptor), in Microraptoria ed in alcuni tyrannosauroidi basali. Da notare che l’indice dei denticoli dei resti del Sudan è più basso di quello dei velociraptorini, ed è intermedio tra quello e il tipico valore di buona parte dei theropodi.

Carattere B- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma si osserva anche in altri deinonychosauri (Microraptoria e Troodontidae).

Carattere C- Questo carattere non è esclusivo dei Velociraptorinae, ma è tipico di quasi tutti i deinonychosauri, ad eccezione dei troodontidi più derivati. In particolare, la forma della faccetta prossimale è meno derivata che negli Eudromaeosauri, e ricorda gli Unenlagiinae.

Carattere D- Gli autori attribuiscono gli unguali al secondo dito del piede dei dromaeosauridi. Tuttavia, la stessa combinazione di caratteri citati è presente anche nel primo unguale della mano di Megaraptor (come discusso qui). Pertanto, un’interpretazione ugualmente valida potrebbe essere che l’unguale appartenga alla mano di un parente di Megaraptor. Da notare che quest’ultima interpretazione è paleogeograficamente più congruente con i dati noti, dato che, per ora, non esistono resti confermati di Velociraptorini nel Gondawana.


Pertanto, le conoscenze attuali non smentiscono univocamente l’ipotesi di Rauhut & Werner, ma sicuramente la indeboliscono, degradandola da interpretazione più plausibile esistente a alternativa in una rosa di ipotesi. In particolare, è possibile che i resti appartengano a due taxa distinti: un dromaeosauridae basale, forse unenlagiino (il dente e una falange) ed un “megaraptoride” (gli unguali). Da notare che nel 1995 non si conosceva l’esistenza di Megaraptor, dei microraptori e degli unenlagiini: quindi non si può accusare Rauhut & Werner di non aver valutato tali ipotesi.


Bibliografia:

Rauhut O. W. M. & Werner C., 1995 - First record of the family Dromaeosauridae (Dinosauria: Theropoda) in the Cretaceous of Gondwana (Wadi Milk Formation, northern Sudan). Paläontologische Zeitschrift 69:475-489.