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29 settembre 2008

L’inattesa significatività tassonomica dei denti teropodi


Se i mammiferi non esistessero più, e la loro evoluzione fosse ricostruita solamente dai fossili, è probabile che la specie di psittacide sapiente che si dedicasse a tale opera non mancherebbe di battezzare il gruppo come Heterodontophora, “portatori di denti differenti”, non certo con un nome basato su un’inimmaginabile struttura molle adibita alla secrezione di una miscela sebacea legata alle cure parentali. In effetti, intere schiere di mammiferi fossili, in particolare la grande epopea dimenticata dei tempi mesozoici, è basata sulla morfologia dentaria, spesso l’unica prova dell’esistenza di intere linee durate più dell’intero Primates, a noi tanto caro. Per contro, i dinosauri non mostrano una variabilità dentaria degna di tassonomie, dato che, da bravi rettili, essi erano portatori di denti pressappoco tutti uguali. Mai luogo comune paleontologico fu più errato! Sebbene non si osservi nei denti di Dinosauria una variabilità morfologica uguale a quella mammaliana (basti pensare che ben 108 caratteri su 435, il 25%, nell’ampia analisi mammaliforme presente nello studio di Volaticotherium è formata da caratteri dei denti), nondimeno essa è ben più alta di quella che, a prima vista, viene attribuita ai Sauropsidi. Dai rebbachisauridi ai ceratopsidi, passando per le aberranti combinazioni dei primi sauropodi e degli ornitischi basali, il campionario di dentature è estremamente variegato.

A questo punto il critico puntiglioso solleverà l’apparentemente ovvia obiezione che l’alta variabilità dentaria è diffusa tra gli ornitischi, e al più si può estendere ai sauropodomorfi, ma che i teropodi, in prevalenza carnivori, abbiano tutti una simile tipologia dentaria. Ennesimo luogo comune... Anche se non si arriva al 25% dei caratteri come nel caso dei mammaliformi mesozoici, in Megamatrice il 5% degli oltre 1000 caratteri (ovvero, una cinquantina, cioè un numero che è ben metà di quelli usati per i mammaliformi) fa riferimento diretto o indiretto ai denti, a dimostrazione che anche nell’apparente monotonia eterodonte dei teropodi esiste una degna variabilità.

I denti teropodi variano anche all’interno della stessa bocca, sia nelle dimensioni che nella forma, che nel grado di espansione dei denticoli allineati lungo le carene dentarie. In alcuni casi, i singoli denti sono diagnostici a livello di genere, come nel caso di Masiakasaurus o Carcharodontosaurus, anche se, ricordando l’alta omoplasia dei teropodi, io tenderei alla cautela nell’identificazione profonda di denti isolati.

Alcuni parametri morfometrici sono comunque filogeneticamente significativi:

Il grado di compressione labio-linguale (quest’ultimo termine indica l’asse del dente che va dall’interno della bocca all’esterno) che va, nei denti laterali, dalla condizione “incrassata” dei Tyrannosauridae, a quella subcircolare degli Spinosauridae, fino all’estrema compressione dei Carcharodontosauridae.

La curvatura dei bordi mesio-distali (termine che indica l’asse dei denti subparallelo all’asse rostro-caudale del cranio), ridotta in Abelisauridae ed estrema in alcuni Coelurosauria come Deinonychus.

Altri caratteri significativi sono la presenza di una costrizione della corona dentaria a livello del passaggio dalla radice, presente in particolare in Avialae, Therizinosauroidea e Troodontidae derivati; la presenza di increspature dello smalto, diffusa in alcuni tetanuri basali e marcata nei carcharodontosauridi; l’eventuale presenza di fosse o solchi; la distribuzione o l’assenza dei denticoli, quest’ultima con variazioni tra denti più rostrali e denti laterali; la presenza e la forma dei così detti “blood grooves” negli spazi tra i denticoli dei denti; oppure la forma stessa dei denticoli.

Per l’esempio migliore che posso offrire sulle potenzialità tassonomiche date dai singoli denti, non posso che citare Maganuco et al. (2005)*, articolo nel quale il primo autore ha analizzato 49 denti provenienti dal Giurassico Medio del Madagascar, identificando almeno 8 distinti morfotipi, dai quali è stato possibile dedurre l’esistenza di almeno 3 distinti taxa di teropodi, tra cui (avvalorato da successivi resti postcraniali) un probabile neoceratosauro prossimo ad Abelisauroidea, ed una possibile linea di Coelurosauria. Attualmente, non si conoscono resti ossei di questi teropodi (a parte un unguale con appunto caratteri abelisauroidi), ma deduciamo, sulla base dei denti rinvenuti, che almeno due forme fossero di taglia medio-grande. Speriamo che presto questi (per ora) ipotetici teropodi siano scoperti (in tal caso, mi farò promotore della campagna “Battezza uno dei tre con il nome di Maganucodonte!”).

Bibliografia:

Chandler C., 1990 - Taxonomic and functional significance of serrated tooth morphology in theropods dinosaurs. Master Dissertation, Yale University.

Currie P. J., Rigby J. K. Jr. & Sloan R. E., 1990 - Theropod teeth from the Judith River Formation of southern Alberta, Canada. In: Dinosaur Systematics: Perspectives and Approaches. Carpenter K. & Currie P. J. (eds.). Cambridge University Press, New York: 107-125.

*Presente nella lista delle mie pubblicazioni a lato della pagina.

1 commento:

  1. E' questo?

    "S. Maganuco, A. Cau, G. Pasini, 2005 - First description of theropod remains from the Middle Jurassic (Bathonian) of Madagascar. Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, 146 (II): 165-202. "

    Se è possibile potresti inviarmi il pdf a frisk89@hotmail.it ?
    Grazie

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